Aaqua: quando 175 dipendenti non bastano

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Qualche settimana fa, il Financial Times ha pubblicato un eccellente rapporto su cosa è successo ad Aaqua, una startup che ha chiuso nel 2022.

L’azienda, che aveva promesso un approccio rivoluzionario ai social media, alla fine non ha mai realizzato la sua grande visione.

Cos’era Aaqua

Aaqua mirava a creare una piattaforma di social media incentrata su comunità costruite attorno a passioni condivise.

A differenza di altri giganti dei social media che monetizzano i dati degli utenti tramite annunci, Aaqua si è impegnata a utilizzare i dati solo per suggerire contenuti pertinenti e personalizzati in base agli interessi degli utenti.

Il concetto fondamentale di Aaqua era quello di sviluppare un'”economia circolare” in cui contenuti e interazioni sarebbero stati generati organicamente, guidati dai veri interessi degli utenti anziché da algoritmi orientati al profitto.

Questa visione e gli alti stipendi offerti hanno rapidamente attirato i migliori talenti dalle principali aziende tecnologiche. In poco tempo, Aaqua ha avuto oltre 175 dipendenti.

Tuttavia, nonostante avesse i migliori talenti e finanziamenti significativi, l’app di Aaqua non è mai stata lanciata.

Aaqua in numeri:

  • Fondata nel 2020.
  • Ha raccolto finanziamenti sostanziali dagli investitori, tra cui Candy Ventures.
  • Al suo apice, aveva 175 dipendenti.
  • Inizialmente ha bruciato più di 1 milione di $ al mese, aumentando a circa 4 milioni di $ al mese entro la fine del 2021.
  • Non ha mai lanciato la sua app nonostante gli investimenti e le risorse significativi.

Perché è fallita

Problemi legali: il fondatore di Aaqua, Robert Bonnier, ha fatto grandi promesse sul potenziale della piattaforma, tra cui false affermazioni secondo cui Apple e LVMH stavano sostenendo Aaqua. Queste affermazioni sono state fondamentali per garantire l’investimento da Candy Ventures. Quando Candy Ventures scoprì che Apple non aveva mai avuto intenzione di sostenere Aaqua, fece causa a Bonnier, con conseguente ordine di congelamento che impedì ai dipendenti di Aaqua di essere pagati a luglio 2022.

Scarsa leadership e trasparenza: problemi di leadership affliggevano Aaqua, con lo stile di gestione conflittuale di Bonnier che contribuiva a conflitti interni. Secondo il rapporto del FT, Bonnier una volta licenziò pubblicamente e aggressivamente un dipendente chiave, affermando: “Come fondatore e CEO di Aaqua, ti licenzio immediatamente… Non ho idea di cosa tu abbia mai fatto per Aaqua”.

Cattiva gestione finanziaria: Aaqua stava bruciando denaro a un ritmo insostenibile. La loro grande forza lavoro significava che spendevano milioni al mese solo per gli stipendi. Ciò sarebbe potuto essere accettabile se Aaqua avesse avuto qualcosa da mostrare per tutti quei soldi, ma nei suoi due anni di vita non hanno mai rilasciato nemmeno un prototipo dell’app.

Mancanza di un prodotto praticabile: nonostante la grande visione e i finanziamenti sostanziali, Aaqua non ha mai sviluppato un prodotto pronto per il mercato. L’incapacità di lanciare un’app ha fatto sì che l’azienda non potesse generare fatturato o convalidare il suo modello di business.

Perché è importante

Il percorso di Aaqua riflette l’importanza della trasparenza e della definizione di obiettivi realistici nelle startup.

È un altro esempio delle grandi difficoltà nello sviluppo di una nuova app di social media.

Evidenzia l’importanza di creare un MVP prima di assumere centinaia di dipendenti.

Spunti di riflessione

Il mondo desidera l’ennesimo social media razzola tempo o magari ci potrebbe essere spazio per un vero social network?

L’ecosistema startup è finito per come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi in quanto in una fase di contrazione globale bisogna arrivare a fare cassa molto prima e forse è finita l’epoca dei progetti visionari. Ad oggi c’è la visione delle IA e le promesse fatte dal mondo IA ma ad oggi nessuna azienda che sviluppa IA è in profitto affossata da altissimi costi tecnologici ed energetici. Si prospetta nuovamente l’incubo della bolla delle .COM? Secondo me assolutamente si, spesso si gioca sul carisma dello startupper di turno per “imbrogliare” gli investitori e far credere cose che non esistono, ma questo succede perché spesso non c’è un tecnico ad affiancare l’investitore.

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Giovanni D'Addabbo growth hacker e imprenditore seriale

Giovanni è un imprenditore focalizzato sul growth hacking. Fondatore della Rhubbit srl.

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